L’alchermes, storia e curiosità di un liquore fiorentino

Da sempre vino e liquori rappresentano una delle categorie di maggior rilievo tra i prodotti gastronomici toscani più apprezzati ed esportati nel mondo. Tra questi figura una bevanda il cui nome suggerisce una provenienza esotica, ma che per nascita e diffusione è legata alla storia di Firenze.

 

Il buon bere in Toscana

Se il vino Chianti costituisce di per sé un’attrattiva sufficiente a rendere l’omonima area un vero paradiso dell’enologia, non è l’unico prodotto degno di nota nel panorama regionale. Lo accompagnano il Vin Santo come vino da dessert e il Galliano come digestivo, mentre nell’ambito della mixology l’eccellenza locale è rappresentata dal Negroni, che ormai da anni detiene il titolo di cocktail più consumato del pianeta.

In questo scenario, l’alchermes si ritaglia uno spazio più settoriale a causa della sua applicazione, legata soprattutto a varie preparazioni dolciarie come la zuppa inglese.

 

Al-qirmiz, alquermes, alchermes

Non è chiaro in quale momento attraverso l’arabo e lo spagnolo il termine abbia iniziato ad essere utilizzato anche in italiano. Il nome si riferisce in ogni caso alla cocciniglia, un insetto dal quale in passato si otteneva un colorante naturale per tessuti ed alimenti. La stessa etimologia riguarda anche la parola “cremisi”, non a caso impiegata spesso per descrivere il rosso intenso che contraddistingue il liquore.

Altrettanto nebulosa è l’origine della bevanda stessa, ma è presumibile che una prima versione dell’alchermes sia sopraggiunta in Italia dal Medio Oriente attraverso l’importazione spagnola. La prima produzione documentata del liquore che conosciamo oggi risale al medioevo, ad opera dell’ordine religioso fiorentino di Santa Maria dei Servi. Sembra che Lorenzo il Magnifico lo apprezzasse particolarmente, e che lo offrisse ai suoi ospiti durante riunioni e convivi con pittori, scultori e poeti. La sua preparazione sarebbe stata ufficialmente definita solo nel 1743 presso l’Officina Profumo Farmaceutica di Santa Maria Novella, dove era considerato un elisir di lunga vita dalle molte proprietà benefiche. Nel frattempo, però, l’alchermes aveva raggiunto diffusione tale da essere conosciuto in Francia come “liquore dei Medici”.

 

Dessert e rimedi popolari

Lungoleno, CC BY-SA 4.0 via Wikimedia Commons

Il sapore dolce e speziato dell’alchermes deriva da una miscela di fiori di anice, cannella, chiodi di garofano, cardamomo, acqua di rose, gelsomino, scorza d’arancia, vaniglia e zucchero. Le sue caratteristiche lo rendono indispensabile nelle preparazioni di pasticceria di varie regioni d’Italia. Oltre alla già citata zuppa inglese, viene utilizzato per la produzione delle pesche dolci, dello zuccotto, della rocciata, della ciaramicola perugina e della faldacchea turese.

Quanto a versatilità e fantasia di impiego, un tempo in Sicilia era uso comune somministrare un cucchiaio di alchermes per combattere i “vermi da spavento”, vale a dire per aiutare i bambini a superare un momento di paura o a tranquillizzarsi dopo un incubo. Un tratto di folclore che in fondo non deve sorprendere per un liquore circondato fin dalla nascita da un’aura di mito e subito diventato, tra scienza culinaria e leggende popolari, parte integrante della cultura italiana.

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