
Vestiti, atelier e passerelle: la moda in città
La storia di Firenze è intimamente legata alla formidabile maturazione culturale che ne ha caratterizzato il periodo rinascimentale, nonché ai molti artisti che qui sono nati o che vi hanno trovato una patria d’adozione. Tuttavia, dalla metà del Novecento la città ha avuto un ruolo importante anche nello sviluppo dell’alta moda italiana, le cui vicende si dipanano fra tradizione artigianale, rinnovamento stilistico e vocazione internazionale.
Abilità e intraprendenza

Sailko, CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons
L’epoca moderna della moda fiorentina può essere fatta risalire agli anni Cinquanta del XX secolo. Fino ad allora Parigi era stato l’unico vero centro europeo del settore. Mentre Milano e Roma iniziavano a consolidarsi come poli dell’industria italiana del fashion, Firenze si distingueva per la sua capacità di unire maestria d’esecuzione e senso estetico raffinato. Ogni creazione nasceva come oggetto unico, curato nei dettagli e destinato a durare nel tempo. Furono gli atelier come Gucci e Ferragamo a dare impulso a un movimento che valorizzava il Made in Italy come sinonimo di qualità e creatività. L’abilità artigiana dei laboratori, specializzati in pelle, calzature e accessori, costituì la base su cui si sarebbe costruita la reputazione della città.
Dalle sfilate alle fiere
Il primo evento contraddistinto da un’ambizione di ampio respiro si tenne nel febbraio del 1951 a villa Torrigiani, per volontà dell’imprenditore Giovanni Battista Giorgini. Molti oggi associano quella sfilata all’effettiva nascita dell’alta moda sulla scena nazionale.
Negli anni Sessanta Firenze iniziò ad ospitare le prime manifestazioni di rilevanza europea. Eventi come Pitti Immagine nacquero proprio in questo contesto, e si trasformarono rapidamente in piattaforme globali per stilisti e compratori. Lungi dall’offrire semplicemente un’occasione di scambio commerciale, queste fiere divennero presto luoghi di sperimentazione stilistica, dove tradizione e innovazione si incontravano in modi inattesi.
Il calendario degli eventi prevede oggi una serie di importanti appuntamenti che coprono vari periodi dell’anno e che si svolgono in prestigiose location della città. La stessa organizzazione di Pitti Immagine, che resta il marchio più distintivo nella promozione del settore, si differenzia in svariate fiere dedicate ad esempio alla moda maschile e a quella per bambini, come pure ad ambiti più specifici come le industrie dei filati e delle fragranze.
Negozi, musei, scuole

Freepenguin, CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons
Quanto al lascito di ciò che è stato costruito nel corso degli ultimi settantacinque anni, è sufficiente fare due passi per via Tornabuoni per capire come Firenze cerchi di mantenere un ruolo centrale nel panorama contemporaneo dell’alta moda. Lungo i marciapiedi dell’elegante via del lusso, i più blasonati nomi internazionali si presentano o si sono presentati in passato fianco a fianco ai principali marchi fiorentini. Non solo Gucci e Ferragamo, ma anche Roberto Cavalli, Emilio Pucci, Enrico Coveri, Patrizia Pepe ed Ermanno Scervino. Come già accennato in un articolo precedente, sono altrettanto numerosi i musei dedicati alle varie maison o a specifici aspetti del settore. Di più ampia estensione è invece il Museo della Moda e del Costume ospitato a Palazzo Pitti, che con i suoi 6000 abiti ed accessori traccia minuziosamente l’evoluzione dell’alta sartorialità attraverso i secoli.
Se l’epoca odierna è ben rappresentata, nel bene e nel male, dall’incontro delle grandi firme del fashion system con aziende locali di più modesta entità, è invece al futuro che guardano le scuole nate sul territorio della città negli ultimi decenni. Tra tutte, il Polimoda, l’ITS Mita Academy e l’Accademia Italiana di Arte, Moda e Design rimarcano con passione come l’alta moda fiorentina possa guardare con un occhio a ciò che è stato e con l’altro a ciò che sarà.